Salemi (Trapani). Nella più comune accezione l’utopia è una meta puramente ideale. In via teorica potrebbe anche essere pragmaticamente perseguibile, ma a patto che muova dalla comprensione delle dinamiche del reale. È quanto «rischia» ad esempio di accadere alla «Grande Utopia» concepita da Vittorio Sgarbi per Salemi: il progetto urbanistico così definito dal sindaco-critico e nato oltre due anni fa da unintuizione sua e di Oliviero Toscani, elisir che promette nuova bellezza al centro storico danneggiato dal sisma del 1968, tramite la vendita dei suoi immobili fatiscenti (già acquisiti dal Comune) ai privati che s’impegnino a ristrutturarli. Non un caso irripetibile, ma una buona prassi che potrà essere estesa a un patrimonio minore abbandonato (cioè dovunque nel nostro paese), con una capacità evocativa tale da innescare meccanismi che ne rendano economicamente vantaggioso il recupero. Entro fine anno si dovrebbe avviare la dismissione degli immobili. Il pacchetto operativo è pronto: approvato nel marzo 2010 dal Consiglio comunale il Regolamento per le alienazioni; prima della pausa estiva di questanno, via libera da Soprintendenza e Genio civile alle Linee guida, che disciplinano modi e tempi in cui il patrimonio sarà dismesso; e predisposto il primo bando pubblico per le assegnazioni ai già diecimila potenziali acquirenti (le gare saranno più duna per procedere con alienazioni a zone), che adesso dovranno formalizzare la richiesta. Mentre questo giornale va in stampa, si attende solo il parere favorevole del Genio civile anche sulle indagini geologiche. Un iter che non verrà arrestato, assicura lassessore al Centro storico Bernardo Tortorici, dal sequestro durgenza imposto a fine ottobre dalla Procura della Repubblica di Marsala su alcuni immobili a rischio crolli rientranti nel progetto. Dopo 40 anni di distrazione, Sgarbi è furibondo: «Se ne accorgono adesso, nel momento in cui tentiamo di recuperarle, che sono pericolanti? »; e se «Per loro mettere in sicurezza significa demolire », il grido di battaglia suo e dellarchitetto Lelio Oriano Di Zio, consulente per la redazione delle Linee guida, è: «recuperiamo la bellezza!». Di Zio è l’architetto che ha restaurato tra il 1998 e il 2007, su invito dellimprenditore italo-svedese Daniele Kihlgren, Santo Stefano di Sessanio in Abruzzo, trasformando unintera borgata nel primo vero albergo diffuso: unesperienza di turismo lontana dagli standard moderni. Di poco esterno allepicentro del terremoto, il borgo medievale ha resistito allurto (mentre la torre medicea già restaurata col cemento armato è crollata) grazie a quel restauro filologico ed ecosostenibile, nel rispetto dei materiali e delle tecniche antiche, coniugati a tecnologia e innovazione per garantire la sicurezza. Ma l’esperienza abruzzese fa riflettere anche sulle criticità. Kihlgren si è fortemente indebitato investendo tutto il suo patrimonio nel suo progetto tanto ambizioso quanto costoso, non sostenuto da risorse pubbliche, mentre folli progetti (per rimanere nellisola, lIncompiuto siciliano di Giarre, ad esempio) vorrebbero drenare altri soldi dei contribuenti per il recupero non del patrimonio storico, bensì di mostri di cemento avviati e mai completati, che umiliano ulteriormente anche i nostri centri storici. A Salemi, dove il degrado degli immobili è paragonabile a quello del borgo abruzzese, ritroviamo gli stessi presupposti. Se unamministrazione possiede un patrimonio edilizio inutilizzato e cadente devessere ceduto, sostiene Di Zio, «a condizione che sinneschino processi virtuosi: attrazione di capitali privati, recupero della bellezza, valorizzazione turistica del paese, che ha questa vocazione ma inespressa. Bisogna però stimolare linteresse del privato in modo che colga nel recupero una sana convenienza imprenditoriale, senza derogare da rigorosi criteri di conservazione». Il problema è che bisogna disciplinare i capitali privati. Di diverso infatti cè che, se a Santo Stefano di Sessanio il rapporto è con un imprenditore singolo, qui è tra tanti soggetti privati. È la regolamentazione da parte dellente pubblico (il Comune) che deve assicurare l’uniformità degli interventi. Ecco perché le Linee guida, «strumento operativo e non norma restrittiva», debbono impedire di alterare le caratteristiche costruttive, tipologiche e i materiali, e al contempo fornire le modalità da seguire negli interventi di recupero, tenendo conto non solo del singolo manufatto edilizio e delle sue condizioni conservative, ma anche del contesto ambientale. Sono infine previste, oltre alle alienazioni a scopo abitativo, anche quelle per finalità culturali, commerciali, artigianali, turistico-ricettive. Nessun trattamento di vantaggio per i numerosi Vip in lista dattesa: nel bando dovranno esserci «criteri di merito » sia a favore di residenti, nativi e fasce socialmente deboli, «per una rivitalizzazione duratura del centro storico», sia per «soggetti di particolare rilievo del mondo della cultura, dello spettacolo, dello sport, della politica ecc.», la cui presenza «rappresenta unimportantissima condizione di qualità del centro storico, oltreché elemento di stimolo e richiamo per i potenziali investitori». Sembra dunque che saranno evitati lotti «riservati».
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restauro , sicilia
Last modified: 6 Luglio 2016
[…] studio di architettura Orianoassociati (di Lelio Oriano Di Zio, l’architetto delle fantomatiche «case a 1 euro» di Vittorio Sgarbi a Salemi), incaricato dal […]